OpenAI: investimenti in ricerca sul reddito di cittadinanza

Si vociferava che Sam Altman, amministratore delegato (“padrino”, diciamo noi) di OpenAI, l’azienda che distribuisce ChatGPT, stesse conducendo un esperimento, uno dei più ampi mai realizzati in questo ambito, sul reddito di cittadinanza, fornendo a cittadini USA a basso reddito un sostegno mensile di 1.000 dollari per un periodo di tre anni, senza alcuna condizione. Ora sono usciti i risultati.

Prima considerazione: che culo! Come si fa a iscriversi al club delle cavie umane? Seconda considerazione: embèh? Quali sono i risultati? I dati raccolti indicano che i beneficiari hanno destinato la maggior parte delle loro spese aggiuntive a necessità fondamentali come affitto, trasporti e alimentazione. Hanno lavorato meno ore in media, ma hanno continuato a partecipare attivamente al mercato del lavoro, mostrando una maggiore attenzione nella ricerca di occupazione rispetto al gruppo di controllo.

Secondo gli autori del rapporto, “i beneficiari hanno avuto una maggiore libertà nel prendere decisioni che meglio si adattavano alle loro vite e nel pianificare il futuro, come ad esempio cambiare quartiere o esplorare nuove opportunità imprenditoriali.”

Lo studio, condotto da OpenResearch sotto la direzione della ricercatrice Elizabeth Rhodes, è iniziato ufficialmente nel 2019 nel Texas e nell’Illinois, in contesti urbani, suburbani e rurali. Tutti i partecipanti avevano un reddito annuale inferiore a 28.000 dollari. Un terzo di loro ha ricevuto il pagamento mensile di 1.000 dollari, mentre il resto, il gruppo di controllo, ha ricevuto solo 50 dollari al mese. Ecco la fregatura: esiste un gruppo di controllo. Con la sfiga che abbiamo, sicuramente saremmo stati parte di questo secondo gruppo.

A parte questo, i risultati hanno mostrato che coloro che ricevevano i pagamenti di 1.000 dollari hanno aumentato le loro spese mensili di circa 310 dollari, principalmente per cibo, affitto e trasporti. Inoltre, hanno fornito un supporto finanziario maggiore ad altre persone in difficoltà.

Non ci sono prove dirette di un miglioramento nell’accesso ai servizi sanitari o nella salute fisica e mentale tra i beneficiari dei pagamenti. Sono state riscontrate significative riduzioni dello stress (e te credo!), del disagio mentale e dell’insicurezza alimentare nel primo anno, ma questi effetti tendono a svanire nei due anni successivi. Il denaro da solo non può affrontare sfide come le malattie croniche, la mancanza di assistenza all’infanzia o l’alto costo degli alloggi. Non se è così poco.

Perché questo neo-ricco propone uno studio del genere? Va detto che i “padrini” di BigData sono persone fornite di intelligenza medio-alta. Non alta, ma medio-alta sì. Tanto basta a far rendere loro conto che stanno scherzando col fuoco, e che le loro azioni sono gravide di conseguenze inimmaginabili sulla società e sul pianeta.

Che fare, allora? Semplice: un colpo al cerchio e uno alla botte. Da un lato, estraiamo miliardi di dollari (letteralmente) dal catino della profilazione di massa e dell’Intelligenza Artificiale generativa, dall’altro finanziamo opere meritevoli. Così nascono i filantropi alla Bill Gates (pericolosissimo! Vedi qui), i pirla totali come Elon Musk, ma anche persone come Sam Altman, forse più sensate, ma che si illudono di poter mostrare ai politici la strada da seguire.

Altman si rende perfettamente conto dei “problemini” che l’intelligenza artificiale crea, distruggendo miliardi di posti di lavoro, e quindi traccia, come suggerimento, la via del reddito garantito. Il concetto di reddito di base universale propone di fornire a ogni individuo pagamenti in denaro diretto, senza alcuna condizione. La sperimentazione non è nuova, in Italia c’è stato il reddito di cittadinanza: che ha provocato quasi solo critiche. Ma, ora più che mai, occorre mitigare l’impatto della sostituzione dei “lavori banali” da parte dell’IA.

Perché il reddito universale italico ha fallito? C’è da dire che una misura così ambiziosa richiede un notevole sforzo politico. E noi abbiamo le pezze al culo. Offrire somme di denaro senza restrizioni a specifiche popolazioni vulnerabili o a basso reddito non è facile. Occorre reperire questi fondi, e per far questo, occorre aumentare la tassazione, direttamente, o indirettamente, attraverso la svalutazione della moneta.

I conservatori e le destre, che oggi imperano qui e in UE, non sono molto d’accordo con questa impostazione. Prova ne sia l’affossamento del reddito di cittadinanza da parte del governo Meloni, sostituito da una pallida imitazione, dal sapore clientelare e assistenziale.

C’è molto lavoro da fare, e non saranno certo le indicazioni di illuminati (sono ironico) come Sam Altman, a cambiare le sorti politiche del pianeta. Almeno per i prossimi cinque-dieci anni, dobbiamo bere il calice amaro del populismo di estrema destra fino in fondo. E non aspettarci che l’alternativa sia migliore.

2 pensieri riguardo “OpenAI: investimenti in ricerca sul reddito di cittadinanza”

  1. Serviva un esperimento di massa per capire che se dai alle persone il modo di star meglio, poi sta effettivamente meglio? Se la certificazione “statistica” è quella che innesca le buone pratiche riparatorie di situazioni negative potrebbe anche andar bene.

    Anche ante intelligenza artificiale sono state fatte analisi e controanalisi statistiche che dicono che le persone sono in situazioni “ammalorate” causa questo sistema economico che evolve in peggio e mette ancor più le persone sotto pressione.
    Abbiamo anche abbastanza chiare quali siano le buone pratiche da intraprendere. Populista o no la politica però non ce la fa a metterle in pratica.

    Riflessione/constatazione …. in America Trump è stato eletto dopo 8 anni di Obama ……..

    1. Osservazione pertinente, Luca.
      Ma probabilmente la ricerca si è rivelata necessaria, visto che il nostro reddito di cittadinanza è stato accusato di tutto. Ripartiamo dalle basi, sembrano dire i ricercatori finanziati da Altman. Anche perché qui si tratta di riscrivere i fondamenti di una nuova società, non più basata sul lavoro.

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