Perché l’arresto del signor Telegram deve preoccuparci. In ogni caso, non facciamoci distrarre dalle sirene della libertà di informazione. Non è attraverso Telegram che saremo liberi. La soluzione c’è (in fondo all’articolo).
Breaking News: il padrone (anzi, padrino) di Telegram, Pavel Durov, è stato arrestato all’aeroporto di Le Bourget in Francia, suscitando scandalo tra i sostenitori delle libertà di espressione e il rispetto della privacy online. L’arresto è avvenuto mentre Durov scendeva dal suo jet privato (non da un volo low-cost di Ryanair) proveniente dall’Azerbaijan.
Pare che l’azione legale nasca dalla volontà non corrisposta delle autorità nei confronti della gestione della piattaforma riguardo alla moderazione dei contenuti e alla cooperazione con le richieste ufficiali. In parole povere, gli sbirri francesi sono incazzati come draghi perché non riescono a controllare le informazioni che circolano su Telegram. Se confermato, questo episodio rappresenterebbe un fatto senza precedenti nel panorama della tecnologia e della comunicazione, ma anche della libertà di espressione nel mondo occidentale (se si eccettuano due anni di pensiero unico in periodo di Covid, naturalmente).
La giustizia francese accuserebbe Telegram di non aver moderato adeguatamente i contenuti, di non collaborare con le forze dell’ordine e di fornire strumenti come numeri usa e getta e criptovalute, che potrebbero facilitare attività illecite come il traffico di droga e la pedopornografia. Durov è stato messo in custodia dalla ONAF (Ufficio Nazionale Anti-Frode) e potrebbe passare dei guai, essendo di fatto correo di terrorismo, traffico di stupefacenti e riciclaggio di denaro. Sarebbe come accusare la Società Autostrade perché negli autogrill ci sono i truffatori che fanno il gioco delle tre carte. Si sente puzza di regime poliziesco.
In un’intervista rilasciata ad aprile a Tucker Carlson, Durov aveva già espresso preoccupazione per le pressioni ricevute dall’FBI, che avrebbe mostrato interesse per la creazione di una “backdoor” nell’applicazione, con l’intento di monitorare gli utenti. Questa rivelazione avrebbe messo in luce le presunte manovre del governo statunitense per minare le promesse di privacy e sicurezza offerte da Telegram.
Brutta, bruttissima storia. L’occidente sta diventando sempre di più sistema oppressivo e dispotico. Certo, c’è di peggio, ma questo non significa che non si possa e, anzi, si debba, lamentarsi e vigilare.
Però mi sembra troppo semplice lasciarsi trascinare nella beatificazione di Durov come eroe della libertà. Non è Aaron Swartz, non è Julian Assange, non è Edward Snowden: è solo uno Zuckerberg che non ce l’ha fatta. Non ce l’ha fatta perché non ha ottenuto lo stesso successo. Ma la manipolazione dei dati, la profilazione degli utenti, la commercializzazione dei profili seguono lo stesso modello.
Il problema è che non riusciamo a cogliere la differenza che c’è tra un software e un servizio. LibreOffice, per esempio, è un software. Enorme, complesso, ma non è niente più che un ammasso di dati che risiede sul nostro dispositivo. E non ha bisogno di niente altro per funzionare. Il software può essere costoso, ma il suo costo lo si affronta una volta sola, e ogni copia può successivamente essere distribuita gratuitamente. Quindi LibreOffice può essere gratuito.
Telegram non è solo un software, è anche un servizio. Il software si installa sul nostro dispositivo, ma non funzionerebbe, se non fosse retto da un sistema di server enorme ed energivoro. Questo, ogni santo giorno. Per ogni fottutissimo messaggio che mandiamo o riceviamo, ogni condivisione, ogni like, abbiamo bisogno dei server di Durov. E, naturalmente, ci aspettiamo che ce li conceda gratis. Non funziona così: Telegram sopravvive perché elabora, manipola, e soprattutto vende, i nostri dati, perché ci profila. Ci spia.
Eppure, dirà qualcuno, “è stato arrestato. Quindi, è dalla parte dei buoni.” Non è così semplice: anche Mike Lynch è stato probabilmente “fatto morire” sul Bayesian a Palermo, e pure una barca piena di spioni è stata affondata a Como sul lago Maggiore l’anno scorso. Ed erano tutti coinvolti nell’intelligence israelo-statunitense, quindi non erano chiaramente dalla parte dei buoni. Solo, avevano probabilmente pestato qualche callo troppo sensibile.
Personalmente, per esempio, credo che dietro gran parte della disinformazione che circola su Telegram ci siano dei biechi servizi segreti, con l’intento di creare paura, incertezza e dubbio, ovvero i pilastri del buongoverno. Per cui, di San Pavel Durov, io non mi fido.
La soluzione? È quella che proponiamo sempre ai seminari di EXIT. Adottare dei protocolli condivisi, con free software (che sono software, quindi, non hanno costi), e costruirsi dei server, personali o di comunità. Ma le comunità devono essere piccole! Ed essere sotto il diretto controllo degli utenti, che non devono per forza essere dei tecnici, ma nemmeno dei babbei, che credono ancora che strumenti come Telegram rendano il mondo più libero.
Ecco i servizi di EXIT, che opera fisicamente a Verona:
XMPP (sistema di messaggistica);
Posta elettronica;
Cloud;
Liste;
e altro ancora. Ma EXIT non è l’unica comunità che offre servizi di questo tipo. Si stanno moltiplicando in tutta Europa, e ovviamente anche in Italia. Citiamo solo Uniamoci, in Trentino, con la sua favolosa propaggine informatica dal nome Bastardi senza Gugol. In Euroipa, citiamo De-google-ify Internet.
grazie Michele per il tuo incessante servizio di informazione etica.
altro aspetto per me interessante, con questa vicenda si dimostra indirettamente, che la più diffusa app di messaggistica WhatsApp, è assolutamente accessibile a controlli di tutto quanto vi transita, da parte di servizi segreti e compagnia bella, altrimenti non si spiegherebbe perchè tanta incazzatura non ci sia nei confronti di quest’ultima
Esattamente, e quante applicazioni “assoggettate” al pari di whatscazz sono installate nei telefoni di milioni e milioni di ingnari “utenti” nel mondo e con il beneplacito delle diverse authority più o meno internazionali?!?
Questo è il punto!
LA PORTAVOCE DEL MINISTERO DEGLI ESTERI DELLA FEDERAZIONE RUSSA MARIA ZACHAROVA COMMENTA L’ARRESTO DEL FONDATORE DI TELEGRAM PAVEL DUROV A PARIGI ->
L’ambasciata russa a Parigi (https://t.me/ambrusfrance), come previsto quando viene informata sul fermo di cittadini russi da parte delle autorità locali, si è subito attivata.
Ma mi sono ricordata come nel 2018 un gruppo di 26 ONG, tra cui Human Rights Watch, Amnesty International, Freedom House, Reporter Senza Frontiere, Comitato per la Protezione dei Giornalisti e altri, abbiano condannato la decisione del tribunale russo di bloccare Telegram. In Occidente sono state fatte analoghe affermazioni (1, 2, 3, 4).
Hanno detto tutto questo quando, il 1 luglio 2018, è entrata in vigore in Russia la legge Yarovaya, che obbliga gli operatori dei servizi di telecomunicazioni a conservare per sei mesi i registri dei messaggi telefonici e del traffico Internet dei loro clienti, nonché le chiavi per decrittare la corrispondenza degli utenti e fornirla su richiesta al Servizio di Sicurezza Federale (FSB). Le contestazioni legali mosse in Russia a Telegram in relazione ai parametri tecnici del sistema di crittografia sono le stesse state avanzate da molti Paesi.
Queste ONG occidentali hanno invitato le autorità russe a smettere di creare ostacoli al lavoro di Telegram. Hanno fatto appello alle Nazioni Unite, al Consiglio d’Europa, all’OSCE, all’Unione Europea, agli Stati Uniti e agli altri governi affinché resistano alle azioni della Russia e proteggano i diritti fondamentali della libertà di espressione e della privacy. Inoltre, hanno invitato le società Internet ad opporsi a richieste irragionevoli e illegali che violano i diritti dei loro utenti. Hanno chiesto alle autorità russe di garantire il diritto degli utenti della rete globale di pubblicare e visualizzare in modo anonimo le informazioni sui siti web, sottolineando che qualsiasi restrizione deve essere autorizzata dal tribunale e rispettare pienamente le disposizioni della Convenzione europea sui diritti dell’uomo.
Allo stesso tempo, Durov era rimasto libero per tutto questo tempo, continuando a sviluppare Telegram.
Pensate che questa volta le stesse ONG si appelleranno a Parigi e chiederanno il rilascio di Durov, o resteranno in religioso silenzio?